Spazio per le opportunità sostenibili


'L'uomo che ritorna dalla Breccia nel Muro non sarà mai lo stesso dell'uomo che era andato: sarà più saggio ma meno presuntuoso, più felice ma meno soddisfatto di sè, più umile nel riconoscere la sua ignoranza, eppure meglio attrezzato per capire il rapporto tra parole e cose, tra ragionamento sistematico e Mistero insondabile che egli cerca, sempre invano, di comprendere'
-Aldous Huxley-

"Il nostro primo compito è creare una struttura ombra economica, sociale e anche tecnologica, pronta a sostituirsi al sistema dominante al suo disfarsi."
David Ehrenfeld

"Le cose difficili le facciamo subito, per quelle impossibili ci vorrà un pò di tempo".

Transizione e Resilienza

 
 Che cos'è la Transizione?
 
La Transizione è un movimento culturale impegnato nel traghettare la nostra società industrializzata dall’attuale modello economico profondamente basato su una vasta disponibilità di petrolio a basso costo e sulla logica di consumo delle risorse a un nuovo modello sostenibile non dipendente dal petrolio e caratterizzato da un alto livello di resilienza.
Analizzando più a fondo i metodi e i percorsi che la Transizione propone, si apre un universo che va ben oltre questa prima definizione e fa della Transizione una meravigliosa e articolatissima macchina di ricostruzione del sistema di rapporti tra gli uomini e gli uomini e tra gli uomini e il pianeta che abitano.


ROB HOPKINS
Transition è un movimento culturale nato in Inghilterra dalle intuizioni e dal lavoro di Rob Hopkins.
Tutto avviene quasi per caso nel 2003. In quel periodo Rob insegnava a Kinsale (Irlanda) e con i suoi studenti creò il Kinsale Energy Descent Plan un progetto strategico che indicava come la piccola città avrebbe dovuto riorganizzare la propria esistenza in un mondo in cui il petrolio non fosse stato più economico e largamente disponibile.
Voleva essere un’esercitazione scolastica, ma quasi subito tutti si resero conto del potenziale rivoluzionario di quella iniziativa. Quello era il seme della Transizione, il progetto consapevole del passaggio dallo scenario attuale a quello del prossimo futuro.

COM’È IL NOSTRO MONDO
L’economia del mondo industrializzato è stata sviluppata negli ultimi 150 anni sulla base di una grande disponibilità di energia a basso prezzo ottenuta dalle fonti fossili, prima fra tutte il petrolio. Più in generale il nostro sistema di consumo si fonda sull’assunto paradossale che le risorse a disposizione siano infinite.
Le conseguenze più evidenti di questa politica sono il Global Warming e il picco delle risorse, prime tra tutte il petrolio, una combinazione di eventi dalle ricadute di portata epocale sulla vita di tutti noi. Ci sono molti altri effetti che si sommano a questi, inquinamento, distruzione della biodiversità, iniquità sociale, mancata ridistribuzione della ricchezza, ecc.
La crisi petrolifera appare però la minaccia più immediata e facilmente percepibile dalle persone. Rob intuisce che è più semplice partire da questo punto e arrivare agli altri di conseguenza, un’intuizione che è probabilmente alla base della fulminea diffusione del suo movimento.

RISCOPRIRE LA RESILIENZA
Ma Rob è anche e soprattutto un ecologista e ha passato anni a insegnare i principi della Permacultura. Da questo suo background deriva la sua seconda intuizione: applicare alla logica della sua Transizione il concetto di resilienza.
Resilienza non è un termine molto conosciuto, esprime una caratteristica tipica dei sistemi naturali. La resilienza è la capacità di un certo sistema, di una certa specie, di una certa organizzazione di adattarsi ai cambiamenti, anche traumatici, che provengono dall’esterno senza degenerare, una sorta di flessibilità rispetto alle sollecitazioni.
Più il sistema è resiliente più grande è il trauma che riesce a superare senza degenerare. Nelle attività di Transizione la resilienza è la capacità di una comunità di affrontare le difficoltà e i cambiamenti derivanti dal raggiungimento del Picco del Petrolio (riduzione della disponibilità di energia, problemi economici e finanziari, difficoltà di approvvigionamento di cibo, deficit di servizi fondamentali) senza subire traumi e degenerazioni.

La società industrializzata è caratterizzata da un bassissimo livello di resilienza. Viviamo tutti un costante stato di dipendenza da sistemi e organizzazioni dei quali non abbiamo alcun controllo. Nelle nostre città consumiamo gas, cibo, prodotti che percorrono migliaia di chilometri per raggiungerci, con catene di produzione e distribuzione estremamente lunghe, complesse e delicate. Il tutto è reso possibile dall’abbondanza di petrolio a basso prezzo che rende semplice avere energia ovunque e spostare enormi quantità di merci da una parte all’altra del pianeta.
È facile scorgere l’estrema fragilità di questo assetto, basta chiudere il rubinetto del carburante e la nostra intera civiltà si paralizza. Questa non è resilienza.
I progetti di Transizione mirano invece a creare comunità libere dalla dipendenza dal petrolio e fortemente resilienti attraverso la ripianificazione energetica e la rilocalizzazione delle risorse di base della comunità (produzione del cibo, dei beni e dei servizi fondamentali).
Lo fa con proposte e progetti incredibilmente pratici, fattivi e basati sul buon senso. Prevedono processi governati dal basso e la costruzione di una rete sociale e solidale molto forte tra gli abitanti delle comunità. La dimensione locale non preclude però l’esistenza di altri livelli di relazione, scambio e mercato regionale, nazionale, internazionale e globale.

LE TRANSITION TOWNS
Nascono così le Transition Towns (oramai centinaia), città e comunità che sulla spinta dei propri cittadini decidono di prendere la via della transizione.
Qui si evidenzia il terzo elemento di forza del progetto di Rob Hopkins, quello che lui ha creato è un metodo che si può facilmente imparare, riprodurre e rielaborare. Questo lo rende piacevolmente contagioso, anche grazie alla forza della visione che contiene, un’energia che attiva le persone e le rende protagoniste consapevoli di qualcosa di semplice e al contempo epico.
Possediamo tutte le tecnologie e le competenze necessarie per costruire in pochi anni un mondo profondamente diverso da quello attuale, più bello e più giusto. La crisi profonda che stiamo attraversando è in realtà una grande opportunità che va colta e valorizzata. Il movimento di Transizione è lo strumento per farlo.

All’interno di una comunità in Transizione vengono riconosciuti due punti cruciali:
  1. Abbiamo usato un’immensa quantità di creatività, ingenuità e adattabilità durante il percorso di crescita energetica che la nostra civiltà ha compiuto fino ad oggi grazie alle fonti di energia fossili e non c’è ragione per non fare lo stesso anche nel percorso di decrescita che dobbiamo fronteggiare.
  2. Se agiamo subito, in modo collettivo, è molto probabile riuscire a creare un nuovo e piacevole modo di vivere con maggiori relazioni tra le persone e maggiore integrazione con l’ambiente rispetto all’attuale frenetico sistema dipendente dal petrolio.
 
Nel caso vi siate fatti l’impressione che la Transizione sia un processo definito da persone che hanno tutte le risposte, è bene avvertirvi di un fatto molto importante.
Noi non sappiamo davvero sei questo funzionerà. La Transizione è un esperimento sociale su grande scala.
Le cose di cui siamo convinti sono queste:
  • se aspettiamo i governi, sarà troppo poco e troppo tardi
  • se agiamo individualmente, sarà troppo poco
  • ma se agiamo come comunità, potrebbe essere quanto basta e giusto in tempo
I dodici passi
Questi sono i primi 12 passi necessari a cominciare il percorso di Transizione nella propria comunità. Come si dice scherzosamente negli incontri tra gente di Transizione, abbiamo il piano della nostra rivoluzione dalla A alla D, nessuno ha un’idea precisa di come si faccia ad arrivare alla Z.
Non è detto che i 12 passi debbano essere fatti proprio in questo ordine. Il più delle volte ci sono più cose che accadono contemporaneamente, dipende da tanti fattori.
Prendete quindi queste indicazioni come guida, hanno già provato la loro efficacia in molte occasioni e quindi è saggio non “reinventare la ruota” ogni volta, ma in Transizione non ci sono dogmi o verità assolute, la si impara facendola.
#1. Costituire un Gruppo Guida e designare la sua successione
Questo stadio pone un core team a guidare il progetto attraverso la fasi iniziali. Raccomandiamo che formiate il vostro gruppo guida con lo scopo di condurre il processo dallo stadio 2 al 5, e accordarsi affinché siano formati un minimo di sottogruppi (vedere il punto 5), il gruppo guida sarà smantellato e riformato prendendo una persona da ciascuno di questi gruppi. Ciò richiede un buon grado di umiltà, ma è molto importante al fine di porre il successo del progetto sopra all’individuo. Alla fine il gruppo guida sarà formato da un rappresentante di ogni sottogruppo.
#2. Facilitare la comprensione dello scenario attuale
Questo stadio identificherà i vostri alleati chiave, costruisce network cruciali e prepara la comunità in genere per il lancio della iniziativa Transition.
Affinché un valido piano Energy Descent Action si evolva, i suoi partecipanti devono capire i potenziali effetti sia del Peak Oil che del cambiamento di clima – prima si punta a un aumento dell’elasticità della comunità, più tardi si esauriscono le riserve di combustibile.
Proiezioni di film chiave (Inconvenient Truth, End of Suburbia, Crude Awakening, Power of Community) con dibattiti di “esperti” per rispondere alle domande alla fine di essi sono molto valide. (vedere la sezione seguente su tutti i film dove trovarli, trailers, come regolarsi con le licenze)
Discorsi di esperti nel campo dei cambiamenti climatici, peak oil e soluzioni per le comunità possono essere di ispirazione. Articoli su giornali locali, interviste su radio locali, presentazioni di gruppi esistenti, incluse le scuole, sono anche parte dei mezzi per risvegliare la gente e prepararla a cominciare a pensare alle soluzioni.
#3. Posare le fondamenta
Questo stadio riguarda il networking con gruppi e attivisti esistenti, chiarendo loro che l’iniziativa Transition Towns e finalizzata a incorporare i loro precedenti sforzi e futuri input guardando al futuro in un nuovo modo. Riconoscete e onorate il lavoro che fanno, e sforzatevi di far capire che hanno un ruolo vitale da giocare.
Date loro una visione d’insieme concisa del peak oil, cosa significa, come si correla al cambiamento di clima, come può centrare con la comunità in questione, e le sfide che pone. Date la vostra idea di come il processo Transition Town possa agire da catalizzatore per portare la comunità a esplorare nuove soluzioni e a pensare strategia di variazione sull’agricoltura.
#4. Organizzare una Grande Lancio
Questo stadio crea una memorabile pietra miliare per segnare “l’avvento di un era” per il progetto, punta dritto alla comunità al completo, porta avanti la vostra iniziativa per il periodo successivo e celebra il desiderio della vostra comunità ad agire.
In termini di tempo, stimiamo che ci vogliano da 6 mesi a un anno dalla proiezione di film all’insorgere della consapevolezza.
La liberazione ufficiale di Totnes fu tenuta nel settembre 2006, preceduta da circa 10 mesi di discorsi, proiezioni di film e eventi.
Per quello che riguarda i contenuti, sarà necessario condurre la gente a comprendere il peak oil e il cambiamento di clima, ma in uno spirito di “noi possiamo fare qualcosa” piuttosto che di “condanna alle tenebre”.
Un contenuto che abbiamo visto essere valido è la presentazione della barriere pratiche e psicologiche al cambiamento personale – dopo tutto, questo è tutto quello che facciamo come individui.
Non è necessario che siano proprio discorsi, possono includere musica, cibo, opera, danze, qualsiasi cosa vi sembri che rifletta l’intenzione della vostra comunità a imbarcarsi in questa avventura collettiva.
#5. Formare sottogruppi
Parte del processo di sviluppo di un Energy Descent Action Plan è affidarsi al genio collettivo della comunità. Per ciò e cruciale formare un numero di sottogruppi più piccoli che si focalizzino su aspetti specifici del processo. Ognuno di questi gruppi svilupperà il proprio metodo di lavoro e le proprie attività, ma saranno tutti sotto l’ombrello del progetto come un tutto unico.
Idealmente i sottogruppi sono necessari per tutti gli aspetti di vita che sono richiesti dalla vostra comunità per sostenersi e prosperare. Esempi di questo sono: cibo, rifiuti, energia, educazione, gioventù, economia, trasporti, acqua, governo locale.
Ognuno di questi sottogruppi guarda alla sua area e cerca di determinare il modo migliore di rendere più elastico e ridurre l’uso dei carburanti. Le loro soluzioni saranno la spina dorsale del Energy Descent Action Plan.
#6. Usare il metodo Open Space
Abbiamo trovato la tecnologia open space un approccio altamente efficace per i meeting per le iniziative Transition Town.
In teoria non dovrebbe funzionare. Un gran numero di persone viene senza ordine del giorno, senza orario, senza coordinatore evidente e senza nessuno che tenga i tempi.
Tuttavia, abbiamo tenuto open space separati per il cibo, l’energia, gli alloggi, economia e psicologia del cambiamento. Alla fine di ogni incontro, ognuno ha detto di cosa aveva bisogno, estese annotazioni sono state prese, ha avuto luogo molto networking e un enorme numero di idee è stato identificato.
Lettura essenziale sugli open space è Open Space Tecnology di Harrison Owen: languida per l’utente, troverete anche utile The Change Handbook di Peggy Holman e Tom Devane: metodi di gruppo per dare forma al futuro, un inestimabile riferimento nell’ampio novero di tali strumenti.
#7. Sviluppare manifestazioni pratiche e visibili del progetto
E’ essenziale che evitiate di pensare che il vostro progetto sia solo chiacchiere di gente che sta seduta a elencare desideri. Il vostro progetto ha bisogno, fin dai primi stadi, di cominciare a creare manifestazioni concrete nella comunità. Tutto ciò aumenta nelle persone, in modo significativo, la percezione del progetto e la loro volontà a partecipare.
C’è un difficile equilibrio da raggiungere dorante i primi stadi. Avete bisogno di mostrare un visibile progresso, senza imbarcarsi in progetti che alla fine non avranno luogo nell’ Energy Descent Action Plan. Nella Transition Town Totnes, il gruppo del cibo lanciò un progetto chiamato “Totnes la capitale inglese delle nocciole” con lo scopo di avere quanti più possibili alberi di nocciole in città. Con l’aiuto del sindaco abbiamo recentemente piantato alcuni alberi in centro, e ne abbiamo fatto un evento di grande risonanza.
#8. Facilitare l’acquisizione di nuove competenze.
Se siamo qui a rispondere al peak oil e al cambiamento di clima muovendoci verso un futuro a basso consumo di energia e rilocalizzando le nostre comunità, allora abbiamo bisogno di competenze che i nostri nonni davano per scontate. Una delle cose più utili che un Transition Town project può fare è ribaltare le “false competenze” degli ultimi 40 anni offrendo corsi in alcune di queste.
Ricercare tra i membri più anziani della nostra comunità è istruttivo – dopo tutto, vivevano prima che prendesse piede la società del consumo e comprendono come potrebbe essere una società a basso consumo. Alcuni esempi sono: riparare e non buttare, cucinare, l’uso di biciclette, costruzioni naturali, isolamento dei locali, tinture, raccolta di erbe, giardinaggio, efficienza energetica delle abitazioni, uso della pastamadre per il pane(la lista è senza fine).
Il vostro programma di riacquisizione delle competenze darà alle persone una potente realizzazione delle loro propria abilità nel risolvere i problemi, a ottenere risultati pratici, a cooperare con le altre persone. Apprezzeranno anche il fatto che imparare può realmente essere divertente.
#9. Costruire relazioni con l’amministrazione locale
Qualunque sia l’ampiezza del movimento che la vostra iniziativa Transition Town intende generare, qualunque progetto pratico abbiate iniziato e per quanto magnifico sia il vostro piano di riduzione del consumo, non progredirete mai molto a meno che non abbiate coltivato un positivo e produttivo aggancio con le autorità locali. Contrariamente a quanto potete aspettarvi potrebbe darsi che sfondiate una porta aperta.
Stiamo vedendo come fare a mettere giù un piano di riduzione del consumo per Totnes in un formato simile al piano di sviluppo della comunità in corso. Forse un giorno la giunta siederà ad un tavolo con due documenti di fronte – un piano per la comunità convenzionale e un ben presentato piano di riduzioni dei consumi. Verrà un giorno nel 2008 quando il prezzo del petrolio sfonderà il tetto dei 100$ al barile. I pianificatori guarderanno da un documento all’altro e concluderanno che solo il piano di riduzione del consumo indirizza la sfida che stanno affrontando. E mentre questo documento passa al centro della discussine l’altro lentamente scivola nel cassetto.
#10. Onorate gli anziani della comunità
Per quelli di noi nati negli anni ’60 quando il petrolio era a buon mercato, è difficile prefigurarsi una vita con meno petrolio. Ogni anno della mia vita (eccetto la crisi petrolifera degli anni ’70) è stato caratterizzato da più energia degli anni precedenti.
Al fine di ricostruire quel quadro di una società a bassa energia, dobbiamo confrontarci con chi direttamente ricorda la transizione verso l’era del petrolio a basso costo, specialmente il periodo tra il 1930 e il 1960.
Mentre chiaramente volete evitare alcun senso di ritorno a un fioco, lontano passato, c’è molto da imparare da come si facevano le cose, dagli invisibili legami tra i diversi elementi della società e da come si conduceva la vita quotidiana. Ritrovare tutto ciò può essere profondamente illuminante, e può portarci a essere maggiormente connessi al luogo dove stiamo portando avanti il nostro progetto Transition Town.
#11. Lasciare che il processo vada dove vuole…
Sebbene potreste iniziare a sviluppare il vostro processo di Transition Town con una chiara idea di dove dovrebbe andare, inevitabilmente andrà da un’altra parte. Se cercate di tenervi entro una rigida visione, comincerà a fiaccasi la vostra energia e vi sembrerà di giungere ad uno stallo. Il vostro ruolo non è di avere una risposta ad ogni domanda, ma da agire da catalizzatore affinché la comunità giunga alla propria transizione.
Se mantenete a fuoco i punti chiave – costruire una comunità elastica e ridurre l’impronta del carbonio – vedrete come il genio collettivo della comunità farà emergere una soluzione altamente praticabile e ricca di inventiva.
#12. Create un piano di decrescita energetica
Ogni sottogruppo dovrà avere bene a fuoco azioni pratiche per l’elasticità della comunità e la riduzione del impronta del carbonio.
Combinate insieme queste azioni costituiscono il piano di riduzione energetica. Qui è dove il genio collettivo della comunità ha designato che il suo futuro si liberi dalla minaccia del peak oil e del cambiamento di clima.
Finora, abbiamo intrapreso molte azioni pratiche a Totnes. Tuttavia esse ammontano solo a una piccola frazione del numero di iniziative che sono state attualmente sviluppate dalla nostra comunità.
Per quanto riguarda la scala dei tempi del piano di riduzione dei consumi, di seguito c’è parte di una presentazione a Glastonbury all’inaugurazione “diventeremo una Transition Town” nell’aprile del 2007.
“potreste avere domande riguardo alla scala dei tempi del piano di riduzione energetica. Non ci sono regole – ogni comunità si avvia verso un piano che è adeguato a lei in termini di tempo. Kinsale punta a una finestra di 15 anni, Lewes 20.
Se cercate maggior precisione e date specifiche, questo è il mio responso:
quando vedo lo sforzo per realizzare questo incontro e lo sforzo che ognuno di noi ha fatto per essere qui e a dedicare la maggior parte dei nostri sabati a questi pressanti doveri, quando penso a tutti i meravigliosi sforzi dei gruppi preesistenti a Glastonbury che saranno incorporati e reenergizzati in una più ampia iniziativa di “transizione”, dico che il compito è già cominciato.
E se guardo a cosa abbiamo bisogno di fare per creare le comunità in cui saremo felici di crescere i nostri nipoti e i loro nipoti, allora questo compito non si concluderà nel corso della nostra vita…”
Casualmente, l’originale gruppo guida a Glastonbury alla fine di quel giorno decise effettivamente di adottare il modello Transition Town per designare il loro futura a bassa energia.


I sette "ma"
Quando si comincia a pensare seriamente al fatto di dare vita al processo di Transizione nella propria comunità ci si scontra subito con una serie di dubbi. Sono più o meno sempre quelli, tanto che abbiamo iniziato a chiamarli “I sette ma”.
#1. Ma non abbiamo fondi…
Non è veramente un problema. I fondi sono un ben misero sostituto dell’entusiasmo e della partecipazione della comunità, che vi porteranno entrambe attraverso i primi passi della vostra transizione. I fondi possono anche richiedere misure di controllo, e potrebbero deviare l’iniziativa in direzioni che vanno contro gli interessi della comunità.
Vi mostreremo come potrete far si che il processo generi un adeguato ammontare di introiti. Non stiamo parlando di fortune, la vostra Transition Town non sarà quotata sul mercato, ma, come mi disse il designer di eco-villaggi Max Lindeggar alcuni anni fa, “se un progetto non da un profitto sarà una perdita”.
Totnes iniziò nel settembre 2005 senza  denaro. E si è sempre autofinanziata fin dall’inizio. Le conferenze e le proiezioni di film portarono denaro per sostenere eventi gratuiti come gli Open Space day.
Arriverete al punto in cui avrete progetti specifici che richiedono denaro, ma fino a quel punto ve la caverete. Conservate le forze finché non accadrà… non permettete che la mancanza di fondi vi fermi.
#2. Ma non ci lasceranno fare…
C’è la paura che in qualche modo ogni iniziativa che porti ad un cambiamento sarà osteggiata, soppressa, attaccata da burocrati senza volto o da corporazioni. Se questa paura è forte abbastanza da impedirvi di intraprendere alcuna azione, se l’unica cosa che volete fare è di lasciare tutta la vostra forza a qualche “Loro”, allora state probabilmente leggendo il documento sbagliato. D’altro canto, le Transition Town operano “sotto il radar”, non creano vittime ne creano nemici. Al momento non sembrano incorrere nelle ire di alcuna istituzione esistente.
Al contrario, costruendo giorno dopo giorno la consapevolezza della sostenibilità e sul cambiamento del clima, sarete sorpresi di quante persone in posizioni di potere saranno entusiaste e ispirate da quanto state facendo, e supporteranno, piuttosto che ostacolare, i vostri sforzi.
#3. Ma ci sono già gruppi “verdi” in questa città, non voglio pestare loro i piedi…
Ne parliamo in dettaglio al passo 3 dei 12 passi fondamentali, ma in sostanza, sareste proprio sfortunati a scontrarvi. Ciò che dovrebbe fare la vostra Iniziativa di Transizione è di formare un senso e un obiettivo comune per i gruppi esistenti, alcuni dei quali potrebbero essere ormai bruciati e apprezzeranno il nuovo vigore che voi portate.
Collegarsi a una rete di gruppi esistenti per produrre un Piano di Decrescita Energetica migliorerà e focalizzerà il loro lavoro, piuttosto che ripeterlo o soffocarlo. Aspettatevi che diventino i vostri più forti alleati, fondamentali per i successo della vostra Iniziativa di Transizione.
#4. Ma nessuno in questa città si cura dell’ambiente in nessun modo…
Potreste essere giustificati pensando questo, vista l’esistenza di quello che possiamo percepire come un’apatica cultura consumista che ci circonda. Scavate un po’ più in profondità, e troverete che le persone più insospettate sono acuti sostenitori degli elementi chiave dell’iniziativa di transizione – approvvigionamenti, beni, storia e cultura.
Il segreto è andare da loro piuttosto che aspettare che loro vengano da voi. Guardate oltre e vedrete che la vostra comunità è un luogo molto più interessante di quanto pensiate.
#5. Ma sicuramente è troppo tardi per fare qualcosa…?
Potrebbero essere troppo tardi. Ma è probabile che non lo sia. Questo significa che il vostro lavoro è assolutamente cruciale.
Non lasciate che la mancanza di speranza saboti i vostri sforzi – come dice Vandana Shiva, “l’incertezza dei vostri tempi è che non c’è certezza sulla mancanza di speranza”.
#6. Ma non possiedo le competenze adeguate…
Se non lo fate come potrebbe essere? Potrebbe essere che non abbiate un dottorato i sostenibilità, o anni di esperienza in agraria o pianificazione. Ciò che è importante è che abbiate a cuore dove vivete, che vediate la necessità di agire, e che siate aperti a nuovi modi di confrontarvi con le persone.
Se ci fosse una descrizione delle competenze per qualcuno che inizi questo processo, l’elenco delle qualità sarebbe tipo:
  • Positivo
  • Buono con le persone
  • Conoscenza del luogo e delle persone chiave
Tant’è. State, dopo tutto, per definire la vostra successione in questo processo (vedete il passo #1), così il vostro ruolo a questo punto è come quello di un giardiniere che prepara il terreno per il giardino che verrà, che siate o non siate li per assistere.
7#. Ma non ho la forza di fare ciò!
Come nella frase spesso attribuita a Goethe, “qualunque cosa possiate fare o sognare voi potete, cominciate. L’audacia ha genialità, potere e magia in se!” L’esperienza di cominciare una Transition Town certamente dimostra che questo è il caso, mentre l’idea di preparare la vostra città (o villaggio, o valle o isola) per la vita dopo che il petrolio sarà terminato sembra suggerire nelle sue implicazioni, che c’è qualcosa di inarrestabile nell’energia liberata nel processo di transizione.
Potreste sentirvi sopraffatti dalla prospettiva di tutto il lavoro e la complessità, ma la gente si farà avanti per aiutare. Effettivamente, molti hanno constatato l’ineluttabilità dell’intero processo, come la gente giusta arrivi al momento giusto. C’è qualcosa in questa audacia, nel fare il salto da “perché nessuna fa niente” a “facciamo qualcosa”, che porta l’energia a mettersi in moto.
Spesso, sviluppando iniziative ambientali è come spingere un’auto guasta su per una collina: duro arrancare. Le Transition Town sono come scendere dall’altro lato – l’auto comincia a muoversi più veloce di quanto voi possiate stargli dietro, accelerando continuamente. Una volta data la spinta dalla cima della collina, acquisirà la propria energia. Non voglio dire che a volte non sia una lavoro duro, ma è quasi sempre un piacere.